Per poter continuare questo racconto delle nostre tradizioni culinarie, o ,perlomeno,di quelle della mia famiglia, credo sia opportuno parlarvi di uno degli oggetti che, insieme a pochissimi altri, faceva parte degli “accessori” che utilizzavano in cucina le contadine irpine di qualche anno fa: “lo CHINGO”.
… non chiedetemi la traduzione, purtroppo non la conosco, a dire il vero, non so nemmeno se, effettivamente, si possa tradurre…
Mi è stato descritto da mia nonna come un tegame di creta , preparato artigianalmente (lei stessa lo faceva andando personalmente a raccogliere la creta) e “cotto” nel forno dove si cuoceva il pane; utilizzato per cuocere nel fuoco alcuni tipi di focacce (la “pizza ionna” e quella “aiema”) e torte rustiche (la “pizza chiena”), ma anche carne arrosto con patate.
Per poterlo utilizzare doveva essere rovente e per questo veniva messo a “testa in giù” coperto di carbone e cenere.
La cottura era fatta con il solo calore sprigionato dal tegame mantenuto ,naturalmente, al caldo vicino al fuoco.
Le focacce venivano coperte con foglie di cavolo o castagno, precedentemente sbollentate o appassite sul fuoco, e chiuse con un coperchio ( “lo tiesto” ) di ferro sul quale veniva messa della cenere caldissima.
Successivamente, questo tegame è stato sostituito da padelle di alluminio, di ferro o di rame ( “ruoto” ) che, a differenza del primo, venivano poste su di un piedistallo di ferro con tre piedi (“lo prepete”) direttamente sui carboni e chiuse, poi, da questi “tiesti” ricoperti di cenere.
Oggi , purtroppo, il forno ha preso il posto di entrambi, e noi, a malincuore, dobbiamo prendere atto che questi sono solo i ricordi dei nosrti nonni …
Fatta questa lunga premessa , passo a parlarvi della buonissima e semplicissima “pizza ionna” ,una sorta di pane fatto con la farina di mais…
Mais bianco coltivato ancora da mia nonna e macinato come si facevano volta: nei mulini a pietra.
Viene impastata con acqua bollente, sale e olio; mangiata con le verdure…STRAORDINARIA…
Croccantissima fuori e con il cuore di polenta…
Ecco quella di mamma: